Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre e Daniela Palumbo. Recensione a cura di Iana Pannizzo

Autore:
Liliana Segre, Daniela Palumbo
Editore:
Piemme
Collana:
Pickwick
Anno edizione:
2018
Formato:
Tascabile

Descrizione

La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.

Il libro si divide in tre parti con l’introduzione di un breve prologo in cui il ricordo di Alberto, figlio di Liliana, manifesta l’orgoglio nei confronti di nonno. Da subito, in poche righe lascia trasparire l’amarezza e il dolore per un destino avverso, ma anche tutta la forza della voglia vivere.

Io porto il nome di mio nonno Albero, che mia mamma mi ha insegnato a conoscere e amare, che sento sempre con me….il mio nome significa rinascita, voglia di vivere, rivincita. mio nonno, sebbene privato di una tomba, sebbene ucciso e le sue ceneri fatte passare per un camino, attraverso la memoria e l’amore, mio nonno vive

La prima parte del libro si apre con i ricordi di una Liliana bambina che corre con il suo triciclo per casa. Non conserva i ricordi né il dolore per la scomparsa prematura della madre data la sua giovanissima età mentre il padre e i nonni sono il punto fermo della sua vita Soprattutto, il rapporto con il padre è molto forte. Liliana lo descrive come un uomo bello, elegante e riservato e con la passione per i francobolli, il suo amore per lui è sviscerato, prepotente e persino egoista. Descrive la sua infanzia felice e tutte le persone a lei intorno, i nonni, così diversi fra loro. Liliana ricorda anche la cameriera Susanna e accenna alle leggi razziali del 1938, quelle leggi che presto cancelleranno i diritti degli ebrei. Da qui i ricordi cominciano a farsi amari. Presto, la bambina vivace e tenera dovrà fare i conti con un’innocenza che svanisce.

La seconda parte del libro inizia con la notizia dell’espulsione dalla scuola. Ci sono incredulità, delusione e senso di smarrimento. All’improvviso tutto il suo mondo sembra sgretolarsi senza capirne il perché, come se improvvisamente fosse diventata invisibile, una nuvola che il vento trasporta lontano. Qui Liliana fa i conti con l’indifferenza di chi ha voluto bene. Quell’indifferenza che si apre come una voragine nel cuore. Percepisce gli inganni degli adulti e si sente tradita dai coetanei. Intorno a lei tutto cambia, non percepisce più il suo mondo.

Cominciano le persecuzioni dei fascisti. In questi anni, una consapevolezza più profonda si fa strada nel cuore di Liliana, quella di un’Italia dalla politica malata, affamata di potere, degli Italiani schierati con un dittatore. Sente parlare dei campi di sterminio come “ soluzione finale”. Nasce la paura, quella vera, per se stessa e per i suoi cari. C’è il bisogno di fuggire e il coraggio di restare. Sono anni in cui chi aiutava un ebreo rischiava la fucilazione immediata.

Qui, la Segre ricorda le persone che hanno aiutato la sua famiglia e il lettore non può non percepire la commozione e la gratitudine. Nei capitoli della seconda parte non si legge solo il punto di vista di una bambina che si affaccia all’adolescenza, ma anche quello di amici e parenti e si apre uno squarcio di dolore che penetra fin nelle ossa, quell’angoscia per una vita che piano piano scivolava via.

La terza parte del libro è la più amara e si apre con una prospettiva di orrore. L’ultimo barlume di felicità e spensieratezza è ormai lontano e sparisce anche la speranza. Tuttavia, se da un lato nell’aria si sente odore di morte, dall’altra c’è la voglia di vivere anche per chi nell’inferno di Auschwitz non è riuscito andare avanti e si è lasciato morire.

 “ Dentro di me è scattato qualcosa. il desiderio di sopravvivenza, fortissimo. Un desiderio selvaggio, primitivo “

In quegli anni l’essere umano è ridotto ad una larva, inespressivi, come zombi privi di volontà e vita propria.  L’orrore descritto è solo un’esigua rimembranza di ciò che fu vissuto di chi ha cercato la vita e ha trovato la morte.

Rimane il silenzio perché l’inferno non si può descrivere, rimangono gli incubi di cui non ci si libera, resta l’orrore negli occhi della mente che vede ancora quel fumo, persone disperse nell’aria fredda di una terra straniera. Si rimane ad Auschwitz nel respiro corto che ti coglie la notte tutte le volte che ci si ferma che si chiude gli occhi.

Riflessioni personali.

Leggere questo libro è stato come ricevere un pugno allo stomaco. E’ una storia toccante, che ti fa venire le lacrime agli occhi. Ti rendi conto che mai e poi mai potrai capire tutto il dolore, tutto l’orrore, tutta la disperazione di chi ha visto la morte in faccia minuto dopo minuto.

Riporto alcune riflessioni che avevo scritto qualche anno fa ricordando proprio il giorno della memoria.

Il giorno della memoria, il 27 gennaio,  passa tra le indignazioni, i ricordi della vecchia generazione e i post della nuova che raffigurano lager riempiendo le bacheche dei social.  Puntualmente quelle stesse bacheche tornano “ normali “  il giorno dopo. Poi ancora, parlano della festa della liberazione, di cui molto tristemente, molti non sanno neanche che ricorrenza sia. E ciò duole non poco. E nel frattempo? Tra partiti politici che consumano odio e ripicche servendosi di una popolazione alquanto addormentata, omicidi, e terrorismo vario, la memoria tace nell’oblio di tutti i giorni. 

Quando arriverà la resa dei conti per tutti, se mai arriverà, cosa racconteremo ai nostri figli? E ai figli dei nostri figli? Personalmente non ho mai voluto essere una cittadina senza coscienza, che per ignoranza e negligenza accetti passivamente questo gioco delle parti come una macabra danza di sangue e morte. Perché? Perché io non ho la memoria. Io non ricordo. Io non ho vissuto. Sono nata nel 1973, in una Sicilia contadina, in una terra calda e arida di conoscenza. Ed è proprio per questa memoria che non ho che mi sono nutrita di quella altrui e non soltanto attraverso i libri di scuola. E non bastano i concerti e neanche i libri. Bisogna sentirle certe cose. Dentro. Come un pugnale che ti trafigge da parte a parte per farti sentire il dolore della dignità mortificata.

C’è un museo a Torino, in Corso Valdocco, 4/a; ai Quartieri Militari, a due passi da Porta Susa.  E’ il Museo Diffuso della Resistenza. Un impatto emotivo non indifferente, per educare non solo alla memoria ma anche al presente perché ciò che è accaduto potrebbe riaccadere e questo non si deve permettere. Il museo si snoda in quattro sale in cui sono riprodotti filmati di vita, di regime e di testimonianze. E’ ricco di documenti interattivi, dove passa la storia di uomini come noi, che col coraggio della paura hanno pagato un prezzo altissimo. E non parlo soltanto della vita perduta, ma anche quello dei compromessi, delle lacrime negate, degli ideali soppressi. Perché purtroppo ci sono parecchi modi per morire. La visita al Museo della Resistenza ti porta a una profonda riflessione. Sei ascolti chi ha vissuto la guerra e nel silenzio ti sembra quasi di essere tra loro, con le mani occupate da un fucile che non ti appartiene, per un bene grande almeno quanto la tua vita: quello della libertà.

Chi, come me, ascolta i concerti in cui si cantano gli anni della resistenza e dei partigiani come “ i Ribelli della Montagna, il Bersagliere, La Pianura dei sette fratelli (i fratelli Cervi) ”, o ancora la famosissima “Bella Ciao”, non può non sentire la rabbia, l’amarezza, il senso d’impotenza che accompagnano le parole di rivolta di queste canzoni. E allora, quando andrete al museo e vedrete i filmati e ascolterete le testimonianze, guardateli quegli occhi di fuoco, osservate attentamente e non siate solo spettatori passivi di anni che sembrano tanto lontani, ma non lo sono per niente. C’erano i nostri nonni, i nostri zii, i nostri padri ancora bambini che hanno visto con i loro occhi, partigiani in un lago si sangue rivoltati sull’asfalto.

Abbiamo il dovere di difendere quella libertà troppo spesso dimenticata. Mi colpisce molto la frase: “Essere antifascisti è un fatto culturale oltre che un fatto di lotta”, detto da Maria Cervi, una dei bimbi rimasti orfani dei sette fratelli Cervi (martiri della resistenza). Questa stessa frase è citata anche alla fine della canzone “ Al Dievel “ cantata da Cisco Bellotti,  nell’album “Appunti Partigiani” dei Modena City Ramblers. E chi era il Dievel? Germano Nicolini detto il comandante diavolo. Mi colpisce perché io non c’ero e mi chiedo sempre cosa avrei fatto se fossi nata prima, perché oggi essere considerati antifascisti, è scontato e motivo d’orgoglio cercando di seguire la storia di questi uomini e queste donne che hanno cambiato la storia. Oggi, abbiamo coscienza di tutto il marcio del fascismo, nel nazismo, di tutto il male inflitto agli innocenti. E ieri? E allora, ancora vi esorto a non rimanere solo ascoltatori passivi. Fatevi raccontare la storia da chi ha vissuto la guerra, da chi ha imbracciato il fucile, da chi si è nascosto per mesi per sfuggire alla morte. Sparare e sperare, sperare e sparare. A sangue freddo. No…Non bastano i libri di scuola, non basta una lezione di storia spiegata senza metterci il cuore.

Al museo si può anche visitare il rifugio antiaereo con la simulazione del rumore delle bombe. Ed è lì che sono morta. Morta e risorta in un battito di ciglia. Difficile descrivere l’emozione, il cuore che sembra fermarsi mentre scendi le scale, che sembrano infinite e intanto non riesci a fermare il nodo alla gola e ti sembra quasi di vederli, uomini, donne, bambini che piangono, scappare, stretti l’un l’altro con il terrore negli occhi quando il sibilo di una bomba sganciata è l’unico suono che si distingue nella massa. E il silenzio, quello che percepisci dentro di te e intorno a te nel pensiero ricorrente della morte.

Io non ho la memoria…io non l’ho vissuto. Non ho dormito vestita per paura di scappare da un momento all’altro e non ho pregato tutti i giorni affinché mio marito tornasse vivo da chissà dove.

 La storia ci insegna e ci invita verso un percorso di vita chiamato libertà, quindi pensateci quando alzate e chiudete quel pugno. Perché la vostra identità e libertà non vada perduta. 

Facciamo in modo allora,  che la memoria che non abbiamo possa almeno guidarci verso un alto e vero senso di giustizia.

Autori CSU. Segnalazione: L’Ultima Sirenetta di Roberta De Tomi



“L’ultima sirenetta”: un urbanfantasy d’amore e di riscatto
Dopo “Alice nel labirinto”, il nuovo sequel DAE di una fiaba classica, per Roberta De Tomi

L’amore, il riscatto, la transizione, la libertà, in un urbanfantasy che riprende una grande fiaba classica, attualizzandola nella Senigallia dei nostri anni. “L’ultima sirenetta” (Dario Abate Editore) è un retelling giocato sulle contaminazioni di genere. Urbanfantasy, ma anche romance e un tocco di musical che ci fa raggiungere gli abissi popolati dalle creature governate dal Re del Mare e dalla sua regina. Qui, tra spettacoli ed esplorazioni, le sirene, innamorate di un nobile della terra emersa, contraggono il Patto Umano stipulato con la mostruosa Medomai, la Strega del Mare. Come avvenne per la sirenetta della celebre fiaba di Andersen, le ragazze, dotate delle gambe scambiate con la voce, credono di poter conquistare il loro principe; ma il destino sa essere crudele. Glauco e le figlie, non ci stanno più; e non ci sta neppure la “ragazza del mare” che viene salvata da Alfredo Maini, pescatore e titolare del Bed and Breakfast “Il Canto della Sirena”. Alyssa – nome dato sul momento – viene affidata ad Alfredo e alla moglie Nora.
Amata da tutti, la ragazza affronta i primi palpiti d’amore, il primo giorno di scuola e le prove dell’adolescenza, scoprendo il mondo intorno a lei. L’arrivo al B&B del principe di Danimarca, Olsen, accompagnato dalla futura sposa Polimnia, sarà la vera grande prova per Alyssa, alle prese con una serie di visioni e rivelazioni, tra terra e mare, tra magia, rune e antiche leggende marine.
I personaggi intrecciano le loro visioni, calandosi nella realtà contemporanea, con sirene e creature bizzarre, tritoni, principi e principesse anticonformisti e adolescenti alle prese con i loro problemi, tra transizioni e primi baci. Ci sono tutti i dubbi, i sogni e la magia di una fiaba al profumo di salsedine.
Rispetto ad “Alice nel labirinto” la trama è più tradizionale, alternando i diversi punti di vista dei personaggi; resta il richiamo ad Andersen e il gusto per la sperimentazione nell’alternanza di prosa e componimenti in versi nelle parti cantate.  
Il romanzo è disponibile in ebook e cartaceo su tutti gli eStore; inoltre è ordinabile in libreria.  

Dalla quarta di copertina
Spuma candida, sciolta tra le acque del mare. La punizione perfetta per la Sirenetta, che si è sottratta alle leggi della Natura. Ma c’è qualcuno che non ci sta. Qualcuno che crede che l’amore non debba soggiacere a certi crudeli contrappassi. Qualcuno che vorrebbe mettere fine al Patto Umano che le sirene, innamorate di un principe del Mondo Emerso, stipulano con Medomai, la temuta Strega del Mare, nella speranza del coronamento di un amore, in realtà impossibile. Questo qualcuno è Lorelei, lo Spirito dell’Aria che si allea con Glauco, il Re del Mare, in vista di una battaglia inevitabile. Chi, meglio della Sirenetta, che per amore si è sacrificata con coraggio, può svolgere un ruolo cruciale nello scontro? Risvegliata nella Senigallia contemporanea, nei panni di Alyssa, non è un’adolescente come tante. Se ne accorgono tutti, a casa e a scuola. Se ne accorge soprattutto il principe Olsen, in viaggio in Italia con la futura sposa, Polimnia. Alyssa, “la ragazza del mare” dovrà fare i conti con le sue “prime volte”, nella speranza di quel bacio d’amore che potrebbe sovvertire la sua sorte e quella delle sirene, sorelle di canto e di sangue.    

Estratti
Dal capitolo 2

Il boato si attutì gradualmente, facendo presagire un riti-ro delle acque. L’uomo si fece coraggio: quando ebbe ria-perto gli occhi, avvertì il soffio della vita scorrergli con un impeto tale da dargli la spinta per rialzarsi. Le nuvole scure si erano coagulate lontano, poco sopra il sole. Guardò la re-te: notò i tiranti affondati nell’acqua. Si affrettò a riprender-la a bordo: ci riuscì, ma per lo sforzo cadde sulle gambe. Un lieve capogiro offuscò la vista, un refolo d’aria gli riempì i polmoni, dandogli un momento di ristoro. Si alzò e si mosse verso i pesci stretti nelle maglie. Tra le code guizzanti, scor-se un gomito. Incredulo, si affrettò ad aprire la rete. Il bran-co di pesciolini argentati scivolò sul fondo del natante, sco-prendo una ragazza.

“Per cento capitoni!” esclamò, facendo un balzo indie-tro. Barcollò, rovesciandosi prima sul fianco, poi sulla schiena. Agitò le gambe come una tartaruga pencolante sul carapace, ma a differenza di quest’ultima, riuscì a rialzarsi.

Si avvicinò alla creatura. Le sfiorò i capelli fradici, poi il volto. Era gelido. Si ritrasse per un attimo, come se temesse di rompere un oggetto fragile. Quindi le scostò la chioma: la morte sembrava aver demarcato i suoi territori sulle labbra bluastre, sulle guance esangui, sulle ciglia imperlate di ac-qua.

Alfredo spostò la maglia della rete. Non riusciva a credere ai suoi occhi, ma doveva, se non altro per soccorrerla. Sem-pre che fosse ancora in tempo.


Dal capitolo 3

Corvina si spostò verso l’alto. Ondeggiò con grazia, prima a destra, poi a sinistra, descrivendo un arco con le braccia e con il busto. Con una piroetta si riportò nella posizione di partenza, tenendo le braccia piegate con sussiego.

Poi intonò:

Canto una storia antica/nata tra queste onde/che una dolce amica/ cullarono ben rotonde.
Viveva negli abissi la sirena/e sempre ben contenta/cantava lieta e con cadenza lenta/i sonetti di Barbanera.
Fino a quando una sera/si lasciò portare lassù/dove il vento di primavera/le raccontò del bambino Gesù.
Fu allora che lo vide/sul brigantino allegro/ballava con la silfide/ sfrenato e a cuor leggero.
A prima vista lo amò/anche se non poteva/così a casa triste tornò/ cercando la soluzione vera.
“Mare, ti prego, ascoltami/cantò, lasciando le emozioni andare/ “due gambe umane donami/per il principe conquistare”.
Subito le rispose/l’infida Strega del Mare/con la pozione accorse/e le gambe riuscì a donare.
Ma il bacio era il pegno/da ricevere in tre giorni/per realizzare il disegno/perché schiuma non torni.
La sirena senza paura/così tornò dall’amato/per iniziare l’avventura/e rispettare il patto della vittoria sicura.
Ma il principe non la baciò/per la sposa già promessa/appena la accarezzò/e lei perse la scommessa.
Si sciolse nel mare/la più bella sirena/che sé non poté donare/e divenne polena.

Così restò a guardare il mare
Così restò a guardare il mare.

“L’ultima sirenetta”
di Roberta De Tomi
Editore: DAE
Genere: Young Adult, Urbanfantasy, Romance
Uscita: luglio 2022
Formati: ebook 7,99 € e cartaceo 17,78 €
Link Amazon: https://www.amazon.it/ALYSSA-LULTIMA-SIRENETTA-Roberta-Tomi-ebook/dp/B0B7C528HM/ref=tmm_kin_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=1658817852&sr=8-1
L’autrice: Roberta De Tomi
Roberta De Tomi è nata a Mirandola nel 1981. Dopo la laurea al Dams di Bologna, ha svolto mansioni legate alla comunicazione e agli eventi culturali. Nel 2012 è stata curatrice, insieme al poeta Luca Gilioli, dell’antologia poetica solidale “La luce oltre le crepe” (Bernini). Dal 2014 ha iniziato a pubblicare con alcuni editori indipendenti. Tra i titoli: “Come sedurre le donne” (How2 Edizioni, 2014) e “Alice nel labirinto” (Dae Editore, 2017 – secondo premio ex-aequo all’interno del Trofeo Cittadella per il miglior romanzo fantasy 2019), il thriller in digitale “Trappola d’ardesia”, nel 2021 edito in cartaceo da Sága Edizioni, “Abuso d’amore” (Delos Digital, 2022).
Nel 2022 è tra gli sceneggiatori del docu-film “Ricostruzione. Emilia Romagna 2012-2022”, prodotto da Wildcom Italia e realizzato con il contributo e il patrocinio della Regione Emilia Romagna e il contributo di Aimag.  Suoi racconti e poesie sono pubblicati su antologie e su riviste letterarie online.
Docente di scrittura creativa, cura il blog La Penna Sognante.
La sua Pagina FB è Roberta De Tomi.

Segnalazione: Caruso di Marco Urraro

Ciao lettori,

Oggi voglio segnalarvi un libro fuori dall’ordinario. Per chi ama la musica lirica non può non leggere questo gioiellino sul tenore più famoso d’Italia.

Buona lettura.

Iana Pannizzo

Autore:
Marco Urraro
Editore:
Guida
Collana:
Pagine d’autore
Anno edizione:
2021
In commercio dal:
17 giugno 2021
Pagine:
250 p., Brossura
EAN:
9788868667597

Descrizione

“Quest’opera sulla figura di Enrico Caruso nasce da un vecchio progetto che finalmente si è realizzato. Scriverlo”, confessa l’autore, “è stato emotivamente molto impegnativo, per via di certi aspetti particolarmente dolorosi della vita del tenore”. Questa biografia romanzata, vuole essere un tributo di ammirazione e di stima verso un uomo moderno, avanti coi tempi, che ha rappresentato un fulgido esempio non solo per la sua celebre e incantevole voce, ma soprattutto per la sua gentilezza d’animo, il suo altruismo e la sua prorompente voglia d’amare, perseguendo e indicando un traguardo d’immortalità non solo dell’arte ma anche dello spirito.

“L’ultima Predica. La prima indagine di Raniero da Albinea” di Alessia Francone. Recensione a cura di Iana Pannizzo

Ciao lettori,

Oggi vi segnalo l’ultima fatica di Alessia Francone, autrice del Collettivo Scrittori Uniti (CSU) che dopo due anni di assenza torna con un romanzo da leggere tutto d’un fiato. A seguire la recensione.

Buona lettura.

Toscana, anno del Signore 1262. Frate Rinaldo da Firenze, illustre predicatore domenicano giunto nel borgo di Monteviverna per tenervi i sermoni quaresimali, viene trovato morto in un vicolo buio, ucciso con un’unica pugnalata inferta alle spalle. I confratelli e i fedeli sono attoniti: chi può aver osato colpire un uomo di Dio, ammirato per la sua straordinaria eloquenza e per il suo inflessibile rigore di vita, e perché? Spetta al colto giudice Raniero da Albinea, con l’aiuto dell’amico Arrigo, addentrarsi nella difficile ricerca della verità, in un’indagine intricata che porterà alla luce i lati tenebrosi dell’animo umano. Ben presto si scoprirà che più di una persona aveva motivi di risentimento contro il defunto Rinaldo, e che un’amara realtà si cela oltre le apparenze…

A due anni dal suo ultimo libro dai titolo ai confini di Reinkar, Alessia Francone ritorna con uno strepitoso giallo storico. Si nota subito come l’autrice abbia curato informazioni per quanto riguarda la scansione del tempo e della giornata all’interno di un monastero, specificando il significato di alcuni latinismi che si incontrano nel corso della lettura nonché la spiegazione di fatti che hanno determinato la storia.

Dal punto di vista storico si apre nello scenario medievale dell’anno Domini 1262, anno in cui maturano avvenimenti di rilevante importanza storica come la lotta agli eretici. Come infatti spiega la storia, quelli sono tempi bui per la Chiesa perchè personaggi come Segarelli e Dolcino segnano un territorio pericoloso e forbito per la gente desiderosa di vivere nella propria libertà spirituale. Pur senza mai nominare i due predicatori, l’autrice innesca un meccanismo che porta il lettore ad innamorarsi delle vicende in cui vedono protagonista il giudice Raniero da Albinea, un uomo intelligente, giusto, dai sentimenti umani nonché dotato di un forte carisma. L’autrice sporge la sua attenzione ( e di conseguenza di chi legge) sulla lotta tra guelfi e ghibellini, sulle lotte di potere tra la Chiesa e l’Impero, sulle scorribande di chi sacrifica la propria vita e chi invece fugge come un vigliacco.

In questo scenario non si può non pensare ai più grandi personaggi della storia italiana che fra fazioni e lotte continue hanno segnato un’epoca. La Francone ci porta dentro un vortice di avvenimenti tumultuosi e pur non facendo menzione di letterati e crociati ci catapulta nell’occhio del ciclone di quegli anni. D’altro canto Alessia Francone ci fa incontrare il condottiero Bernardino da Todi e altri personaggi che si sono guadagnati nel bene o nel male un posto eterno nei secoli.

Dal punto di vista spirituale e morale l’autrice mette in luce molti spunti di riflessione.

Sappiamo già che l’Ordine dei Frati Predicatori domenicani seguono le orme di S. Domenico, attraverso la predicazione (da qui il nome dell’ordine) che cerca di diffondere le verità della fede cattolica contro le false fedi. Non a caso nel corso della vicenda ci imbatteremo anche nel tractatus de diversis materiis predicabilibus. Attraverso questo primo messaggio, in cui l’autrice tra sottigliezze e fra le righe manifesta tutto il suo credo, ve ne sono molti altri celati nelle vicende dei nostri personaggi. Sono messaggi forti di amicizia, di fede e di perdono, che quasi commuovono e destano pietà.

Qui non si sottolinea soltanto l’importanza della predicazione per gli altri ma anche un monito per se stessi, contro l’ingiustizia terrena che dovrà tenere conto di quella divina, contro il rimorso, il pentimento, contro la sfiducia e la rabbia. Sono molte le prove che i nostri protagonisti dovranno incontrare nel corso della storia. Da questo punto di vista l’autrice sottolinea la bellezza nel mondo e di un Dio visibile nella contemplazione della natura.

Dal punto di vista stilistico la Francone esalta le sue qualità di scrittrice con una trama fine, asciutta e accurata. Il linguaggio schietto e e sobrio non lesina di scelte linguistiche consone a quel tempo. Non si deve assolutamente pensare che ciò possa appesantire la scorrevolezza della lettura, tutt’altro. L’autrice ammalia già dalla prima pagina del romanzo senza far mai scemare l’interesse nel continuare la lettura. Nell’affascinante cornice di una Toscana medievale, Alessia Francone torna con un romanzo avvincente, ricco di riferimenti storici e cadenzato da quella straordinaria umanità che si coglie ad ogni giro di pagina.

CSU in collaborazione con Stella e Aratro. Carezze di Fuoco. Recensione a cura di Iana Pannizzo

Il libro che prende il titolo ” Carezze di Fuoco” comprende racconti e poesie che trasmettono un messaggio forte e importante come quello della violenza sulle donne.

Gli autori e le autrici fanno parte del Collettivo Scrittori Uniti (CSU) e hanno contribuito a far nascere l’opera distinguendosi per la scrittura elegante ma decisa.

Non è facile parlare di un argomento scottante che si dovrebbe ricordare tutti i giorni e non soltanto il venticinque novembre ( giornata mondiale contro la violenza sulle donne). I racconti (a parte un paio particolarmente lunghi) sono molto brevi e spingono il lettore a riflettere sulla condizione che molte donne subiscono a causa di un rapporto malato, superbo e prepotente. Ci inducono a sensibilizzarci e chiederci non solo il perchè ma anche a ciò che si potrebbe fare per evitare situazioni e azioni che uccidono l’anima, spesso con un punto di non ritorno.

Leggendo Carezze di Fuoco, ho cercato di immedesimarmi nelle situazioni dei vari protagonisti di queste storie.

Non si percepisce soltanto il dolore fisico. Il gelo arriva dalle parole, dall’indifferenza, dagli insulti, dall’emarginazione. Le lacrime delle donne violate scendono nel cuore come sangue ormai rappreso perchè non si ha la forza di denunciare e ricominciare a vivere perchè la paura di sprofondare in un inferno più orrendo non permettono al coraggio di ribellarsi.

Sono tutte storie che lasciano i segni indelebili del dolore e della vergogna e i motivi possono essere molteplici. Perché succede?

Probabilmente perchè si scambia la gelosia morbosa per amore, quelle attenzioni che alle donne piacciono tanto senza rendersi conto che una morsa stringe ogni giorno prima impercettibilmente e poi via via con più forza.

Probabilmente succede perchè si attribuisce alla persona a cui si dà fiducia e amore, totale devozione rischiando di annullarsi, sbagliando. E così si sopporta, in silenzio, dal primo schiaffo.

C’è la vergogna di esporsi e di rendersi fragili, la vergogna di se stessi che solo un corpo violato conosce, quella sensazione di sporco che non va via con la doccia e c’è quel sapore amaro di sconfitta che strozza le lacrime in gola fino a far scoppiare il cuore.

Carezze di Fuoco è indubbiamente uno di quei libri che si dovrebbe far leggere a scuola, leggere e commentare con gli insegnanti per poi lasciare libero sfogo alle sensazioni anche in casa con i genitori, perchè tra i racconti si parla anche di insegnanti e adolescenti e perchè le lezioni di vita a volte sono più importanti di un libro di testo.

E’ uno di quei libri che ogni donna dovrebbe leggere, anche da chi fortunatamente non è stata vittima di violenza, perchè riconosca certi segnali e faccia qualcosa prima che quel demone chiamato ossessione prevalga.

Carezze di Fuoco è un pugno allo stomaco e vorace consapevolezza di sogni infranti, spazzati via da uno schiaffo, da un rapporto sessuale violento, dalle parole gelide che getta nella disperazione chi non ha il coraggio di ribellarsi, vuoi perchè non si sa dove andare, vuoi perchè si è convinti di non valere nulla, vuoi perchè l’anima è totalmente ridotta a brandelli.

Gli autori del CSU raccontano la violenza ma incoraggiano alla rivalsa, denunciano i soprusi attraverso un’antologia di racconti e in collaborazione con Stella e Aratro devolvono il ricavato alla cooperativa sociale Befree, contro le violenze e le discriminazioni, per dire NO alla violenza e ricominciare a vivere.

Giro Di Anime di Elena Fanti. Recensione a cura di Iana Pannizzo

Autore:
Elena Fanti
Editore:
Chiaredizioni
Collana:
Chiara young
Anno edizione:
2021
EAN:
9788885561410
DESCRIZIONE Sibilla ha sedici anni, è avventurosa e non ha paura di niente. Mentre sta esplorando una casa abbandonata durante un violento temporale, parte del soffitto le criolla addosso. Al suo risveglio, Sibilla si trova davanti un uomo ben distinto che le rivela di essere la Morte in persona. Dato che quello non era il giorno in cui sarebbe dovuta morire, la Morte le dice che avrà una seconda possibilità a patto che lavori per lei e la aiuti ad accogliere le anime. Sibilla accetta e si ritrova a condividere lo stesso destino con Leonardo, un imprenditore egoista ed egocentrico, morto a causa di un incidente stradale mentre guidava ubriaco Se pur riluttanti, i due iniziano a raccogliere anime e a imparare qualcosa in più sulla vita, ma soprattutto su loro stessi.

Giro Di Anime, è un romanzo breve che tratta il tema della morte e di come, spesso, le persone si dimentichino di avere una sola vita sprecando giorni preziosi in azioni e rapporti che non portano a nulla i buono.

Il libro si esaurisce in poche ore e lo stile di scrittura è deciso e di godibile lettura.

La trama si concentra sul punto di vista di due personaggi, un uomo e una ragazzina, che avendo sprecato la loro vita in terra, dovranno fare i conti con la morte e con se stessi per rivedere i propri comportamenti e avere una seconda possibilità di ripresa.

E’ apprezzabile da parte dell’autrice volere dare un messaggio importante ai lettori affinché, questi ultimi, possano avere un appiglio su cui riflettere.  

Purtroppo manca di spessore e del pathos che caratterizza uno stato di smarrimento e anche il finale facilmente prevedibile fa perdere interesse e coinvolgimento. Avrebbe potuto essere un gran bel romanzo ma si limita ad essere adatto per lo più ai giovani lettori.   

CSU (collettivo scrittori uniti)

Ciao lettori,

La grande famiglia del Collettivo Scrittori Uniti dà il benvenuto ad una nuova media partner.

Si tratta del blog Les Fleurs du mal di Alessandra Micheli.

Les fleurs du mal, letteralmente ” I Fiori del male”, ricorda molto una raccolta lirica di Charles Baudelaire in cui si cerca appunto di estrarre il bello dal male. Un nome azzeccato per un blog letterario, che sa raccontare tutta la bellezza dei testi degli autori.

Andate a dare un’occhiata al gruppo fb Les fleurs du mal blog.

Il gatto del bianco Natale di Florence McNicoll

Titolo del Libro: Il gatto del bianco Natale
Autore :  Florence McNicoll
Editore: Newton Compton Editori
CollanaAnagramma , Nr. 930
Data di Pubblicazione: 2020
Genereletterature straniere: testi
Pagine: 320
ISBN-10: 8822745396
ISBN-13:  9788822745392

 
DESCRIZIONE
Il Natale è arrivato anche nel rifugio per cani e gatti in cui Laura lavora, ma lei è troppo impegnata nella ricerca di una casa per Felicia, una splendida e altezzosa micina dal cuore d’oro. Il ragazzo di Laura, Rob, non riesce a capire perché lei passi così tanto tempo al rifugio, ma per lei gli animali non sono solo una professione: sono la sua vita. Più passa il tempo e più Laura sente di aver bisogno di un partner che sia sulla sua stessa lunghezza d’onda. Quando nove persone si presentano al rifugio, tutte alla ricerca di un cucciolo che possa portare un po’ d’amore nelle loro vite, una sola fa colpo su Laura. È Aron, un affascinante sconosciuto che si innamora a prima vista di Felicia. Nonostante il carattere diffidente della gattina, infatti, lui sembra essere riuscito a guadagnarsi la sua fiducia. Laura ancora non lo sa, ma il cuore di Felicia non è l’unico che Aron potrebbe aver conquistato… Un dolcissimo cucciolo cerca una casa per Natale… ma soprattutto un cuore pieno d’amore.

Una storia dolce che vale certamente la pena di leggere quando si ha voglia di una narrazione leggera e di scrittura scorrevole. L’autrice inserisce in una storia d’amore, il tema dell’abbandono degli animali, in questo caso dei gatti.

In questo romanzo, l’amore che prevale non è soltanto quello della classica coppia uomo-donna ma anche quella tra esseri umani e il proprio animale domestico, di quanto sia importante adottare un randagio e di quanto amore sia in grado di dare una creatura a quattro zampe. Pu non essendo il mio genere di lettura preferita, la storia mi è piaciuta perché in essa traspare quel senso di umanità che spesso si dovrebbe essere la regola di vita e che invece per molti è un’eccezione.

Naturalmente si corona anche nella protagonista un sogno di unione e d’amore ma a dispetto di molti altri romanzi questo è marginale. I veri personaggi principali della storia sono gli animali che non hanno voce e che si affidano ai loro angeli umani che si prendono cura di loro e fanno di tutto perché abbiano un focolare per il resto dei loro giorni.

Romanzo adatto a tutte le fasce d’età.

Pax Vobiscum: di Iana Pannizzo

Ciao lettori,

Dopo tante segnalazioni e recensioni nonché interviste per i libri altrui, ho l’immenso piacere di segnalare il mio primo romanzo breve, Pax Vobiscum, un thriller psicologico che vede la luce ad un anno dalla pubblicazione di Storie dell’altra favola, cinque racconti a sfondo gotico, ispirati alle fiabe.

L’idea di questo romanzo nasce dalla consapevolezza che l’idea del bene, spesso, è storpiata da quelle azioni che si macchiano di iniziative sconsiderate e che non sempre ripaga o viene ripagato dal senso di giustizia.

Buona lettura.

Iana Pannizzo

ASIN ‏ : ‎ B09ZSNPPKS
Editore ‏ : ‎ Independently published (8 maggio 2022)
Lingua ‏ : ‎ Italiano
Copertina flessibile ‏ : ‎ 99 pagine
ISBN-13 ‏ : ‎ 979-8819939376
Dimensioni ‏ : ‎ 14 x 0.58 x 21.49 cm


DESCRIZIONE
Nina e Maurizio giungono a Valle dei Pionieri, un arretrato paesino di alta montagna ubicato a nord ovest dell’Italia, per cercare Virginia, sorella di Nina e fidanzata di Maurizio. Purtroppo della giovane non si hanno notizie e sembra che nessuno degli abitanti l’abbia vista. Nel frattempo in paese, la vita dei valligiani è scossa dalla morte accidentale di Adele e le sue amiche si stringono nel dolore. Nessuna sospetta che dietro ci possa essere una mano assassina, una figura oscura con la ferma intenzione di vendicarsi di un torto subìto. Cosa possono aver mai fatto delle anziane signore di paese? Altre morti sconvolgono la quieta vita di montagna. Il male ricevuto genera altro male mentre si percepisce il senso di moralità mal riposta di esseri umani che per pareggiare un torto veniale compiono atti ben peggiori e assai più gravi di quelli di cui vogliono vendicarsi.


ESTRATTO

Alle quattro del mattino Valerio sentì i frati francescani cantare. Un nuovo mattino si levava prima dell’alba. Il cielo era ancora scuro e quella notte la temperatura era scesa di parecchi gradi sotto lo zero. L’allevatore aveva provato a scavare una buca ma il terreno era gelato ed estremamente duro, così optò per la montagna di letame che si aera accumulata a qualche metro di distanza dal capanno degli attrezzi che separava i silos e le stalle dal magazzino. Doveva affrettarsi e nascondere quella donna dai lunghi capelli biondi prima del sorgere del sole nel caso qualcuno passasse da quelle parti per caso. Sarebbe stato spacciato. In seguito, pensò, avrebbe fatto a pezzi quella giovane donna e data in pasto ai maiali cosicché nessuno avrebbe più potuto scoprirne il corpo e accusarlo, di nuovo. Quell’incubo non doveva più ripetersi. Più avanti, volgendo lo sguardo verso la sua abitazione, la luce che si era accesa in cucina gli fece intendere che sua sorella Amelia era già in piedi. La conosceva bene, durante la notte si svegliava sovente e non riusciva più a prendere sonno.

Alle prime luci del mattino, in una stanza fredda e buia, qualcuno scriveva su un vecchio quaderno di terza elementare e con la mano tremante e fremente di rabbia stilava veloce alla luce fioca di una candela.

C’era una ragazza in fondo al viale, ha visto tutto. Non ho potuto fare a meno di inseguirla per tapparle la bocca e farla tacere per sempre perché io non posso correre rischi. Correva veloce, veloce come una lepre. Ero nel panico, non riuscivo a starle dietro. Ma la fortuna era dalla mia parte perché ad un tratto, in lontananza, l’ho sentita urlare e poi il silenzio assoluto. Credo sia caduta in una buca, una delle tante trappole messe dal proprietario della fattoria. Avrà battuto la testa.  Sono felice che sia morta. Il caso ha svolto un lavoro che dovevo fare io.